lunedì 5 settembre 2016
martedì 2 dicembre 2014
Christmas party 2014
Festeggiamo insieme l'arrivo del Natale con una serata "A Nuestra Manera"!
Domenica 14 Dicembre alle ore 20.30 presso l' Habituè Music Restaurant
in Via dei Gordiani 32 (Zona Casilina), Roma.
- Cena con Antipasto, due primi piatti, pizza e bevande
- Musica DISCO - REVIVAL - SALSA
Prezzo per la serata: 20 € a persona
N.B.
Essendo una festa privata è a numero chiuso ed è quindi NECESSARIA la prenotazione
per info
Francesco 338-7738596 o cekko@salsaamimanera.it
mercoledì 10 settembre 2014
martedì 22 ottobre 2013
Toque De Santo
Il TOQUE DE SANTO è una cerimonia
che si svolge per vari motivi: celebrare il giorno sacro di un Orisha,
celebrare l'anniversario dell’ iniziazione di un individuo alla Santeria
(spesso chiamato festa di compleanno), per esprimere gratitudine ad un Orisha
per una richiesta speciale che ha già concesso oppure come tributo per chiedere
una futura benevolenza . La cerimonia ha diverse sezioni. Principalmente
possiamo suddividerla in quattro parti:
ORU SECO , ORU CANTADO , IBAN
BALO e CIERRE .
ORU SECO
L' Oru Seco è la prima sezione in
un tambor o guemilere , e il suo vero nome è “Oru del Igbodu” . Nell'antica
terra degli Yoruba, Igbodu era il luogo dove i sacerdoti hanno ricevuto
l'oracolo. A Cuba è l'area o stanza della casa dove c’è l’altare per l' Orisha utilizzata
nel corso di una cerimonia. Nell’Oru Seco non si canta (seco significa secco in
spagnolo). Infatti si dice che i tamburi Batà si stanno parlando. Questa parte
della cerimonia non è accessibile a tutti. Ci sono 24 saluti agli Orishas .
L'ordine in cui vengono riprodotti i saluti non differisce molto da un Tambor
all'altro. L'Orisha in onore del quale si svolge il toque è preso fuori del
normale ordine e salutato alla fine. Per molti è considerata la parte più
importante della cerimonia percè quella in cui vengono chiamati gli Orishas.
L'ordine di apparizione dei santi
di solito è questo: per primo come sempre viene Elegguà, seguito da Oggùn,
Ochosi, Obaloke, Inle, Babalù-Ayè, Osain, Osun, Obatalà, Dadà, Oggue, Aganyù,
Orùnla, Ibeyi, Orisha-Oko, Changò, Yewà, Oyà, Oshùn, Yemayà, Obba e Oddùa.
ORU CANTADO
L' Oru Seco è seguito dalla
seconda parte, chiamata ORU DEL EYA ARANLA , che significa "cerimonia
nella sala principale". Il cantante , chiamato Akpwon , conduce questa
parte della cerimonia. Tutti i partecipanti costituiscono insieme il coro o
Ankori . Questa forma musicale, dove il cantante e il coro cantano a turno , si
chiama "antifonale ". L’ Akpwon inizia con una preghiera che viene
immediatamente seguita da una chiamata del suonatore del tambor batà Iya . Poi entrano
gli altri 2 tamburi l’ Itotele e l’Okonkolo . Come nell’ Oru seco ogni Orisha è
salutato in un ordine più o meno fisso.
Qui , l' Orisha per i quali si
svolge la festa non viene salutato in modo normale, ma ancora una volta viene
salutato alla fine.
IBAN BALO
Questa sezione è la parte più
lunga e relativamente libera del toque de santo ed a volte viene indicato con
il nome di. Se qualcuno viene posseduto dall’ Orishas , succede durante questa
parte della cerimonia . E ' il cantante che conduce la Iban Balo , scegliendo le
canzoni giuste al fine di provocare la comparsa degli Orishas. Questa parte è molto
improvvisata , quindi è impossibile scrivere una specie di ordine.
CIERRE
L'ultima parte di una cerimonia
religiosa, Cierre significa “fine della cerimonia” . Si riparte con una parte
del seco, dove gli antenati (Eggun) e gli Orishas collegati alla morte vengono
salutati . Dopo questo vengono suonati alcuni toques per i corrispondenti
Orishas. Durante il toque suonato per Yemaya, una persona iniziata a Yemaya
getta un secchio d'acqua per pulire spiritualmente la stanza. Dopo di questo il
secchio viene portato per la strada, dove viene espulso il suo contenuto ,
presumibilmente le energie spirituali liberate nella cerimonia. Il toque
termina quando il secchio è riposizionato in basso davanti ai percussionisti.
Con questo gesto, la parte seco della Cierre è finito.
La prima parte della Cierre è
seguita da canzoni per Eleggua . I Batà prima suonano LA TOPA , poi la
Salida , che significa l'uscita, dove si cantano alcune altre
canzoni per Eleggua , ma anche per Olokun.
Eleggua è onorato , all'inizio e
alla fine di tutte le cerimonie . In questo modo si hanno le sue benedizioni sulla
cerimonia e garantisce che l'ordine normale venga ripristinato, consentendo ai
partecipanti di tornare in sicurezza alle loro case a conclusione della serata.
L' ultimo momento di una cerimonia è un segno breve, FINALE, interpretato dal
tamburi Bata , che segna la fine della cerimonia .
lunedì 9 settembre 2013
giovedì 24 gennaio 2013
Le società segrete abakuà - Origini
Sull’argomento si conosce molto poco visto il carattere di segretezza
di questa pratica. Cosa certa è che le società di ramo abakuà, conosciute come
società del leopardo hanno avuto un’estensione che va dall’attuale Ghana al
Camerun.
Per quanto concerne le origini dell’etnia principale che fa a
capo alla suddetta società dobbiamo fare un passo indietro nella storia. I
portoghesi furono i primi trafficanti di schiavi africani che acquistarono neri
ai margini dei fiumi del nuovo e vecchio Calabar, deportandoli verso Cuba già
dal XVI sec. A tutta questa regione in cui si incontravano tribù Boni, Adoni,
Calabar ed Efik fu assegnato il nome di Calabar e alle sue genti di carabalì. Il
vocabolo deriva dalla voce inglese Kalabarry o portoghese Calabarra, ed appare
per la prima volta in alcune mappe olandesi del XVII secolo. Il termine che non
è d’origine Efik, si pensa potesse essere applicato in un primo momento al
fiume del Nuovo Calabar, denominato come tale per l’incontro con la prima etnia
che viveva lungo le sue rive, i Kalabarri Iyo.
Se carabalì fu un’apposizione europea: qual’era il nome africano
che li definiva? A Cuba le testimonianze di anziani ñañigos (appartenenti alla
setta abakuà) d’ascendenza carabalì, rivelano che l’antica denominazione era
quella di Brìcamo, nome generico comprendente le molte etnie situate in quelle
marche ed ''equivalente a carabalì''.
Non si tratta unicamente di una religione, ma di una società
segreta mutualistica, di carattere religioso, che da molti è stata comparata
con la nostra massoneria. Gli Abakuà sono una setta segreta che pratica culti
magici, relazionati principalmente con la reiterante rappresentazione del
momento fondante: il patto sociale tra Efor ed Efik (gruppi etnici africani),
permettendo l’alleanza e la prosperità e sventando le continue guerre
nell’area, attraverso un’alleanza basata su un evento religioso assunto come
segreto fondante.
Di carattere puramente maschile la sua cementazione è costituita
dalla riservatezza, dalla esclusione del potere, cioè dalla segretezza del
culto, che culmina nella stessa personificazione del segreto: un tamburo sacro
fatto di pelle divina, l’Ekue.
Gli Abakuà sono a Cuba i reiteranti attori del momento fondante,
attraverso una sacralità religiosa, del patto celebrato in terra Carabalì in
Africa in un momento preciso: gli Efor fornirono la religiosità incarnata dal
tamburo sacro dotato della pelle divina del pesce parlante Tanze in cambio di
beni materiali, più precisamente secondo appunti abakuà “Efì ha dato a Efò in
cambio del segreto, musica e vestiti che questi non tenevano, e con che
insaporire i loro cibi”, si tratta della storia raccontata di quello che può
essere definito come un contratto sociale.
Fernando Ortiz ne parlò in termini di tragedia, cioè di rappresentazione
teatrale riprodotta continuativamente nel tempo, di una serie di avvenimenti
precisi legati a un momento mitico. La società molto estesa a Cuba, mantiene un
intero cosmo religioso, musicale, di racconti e tradizioni, con una propria
lingua, in tutto e per tutto simile alle società cabalistiche presenti nella Costa
Occidentale africana.
I precedenti della società Abakuà si riscontrano nel Sud della
Nigeria: nella grande e prima associazione (potencia) Egbo, dalla quale discese
la società Ekkpò che corrisponde a quella cubana; la quale società Ekkpò a sua
volta ebbe un’enorme influenza nelle popolazioni Efik e Ibibìos per costituire
la società Ekkpe Nyoyo.
La società Ekkpe Nyoyo, secondo le interviste raccolte in
Nigeria da Thompson, ‘fu fondata da una donna il cui potere era così grande che
tutti gli abitanti del Paese si consideravano suoi schiavi’, e su questi rari
ruoli femminili nelle società marcatamente maschiliste se ne ha conferma anche
da parte di anziani abakuà a Cuba, i quali riferiscono di “Orùmiga” o di
“Akuareña Apapa”, donne “grandi” terribili “nasakolas” che possedevano il
segreto e “tenevano yù-yù”.
La primordiale società, la ‘potencia’ Egbo, conosciuta come
società del Leopardo, che secondo alcuni etnologi è la derivazione di una
credenza più antica e primitiva, vede la sua espansione dal Dahomey al Camerun,
con affiliazioni di società affini tra gli akinakua, adoni, ebò, ekoi, ibani,
ibo, ibibìo, geduma, kukurukù e molti altri.
Secondo le fonti cubane anche la società Ngbe influente tra gli
Ekoi (coloro che fondarono la Abakuà
in Africa), è una discendenza della stessa Egbò.
Gli schiavi del Calabar passati a Cuba dettero a queste società
lo stesso carattere mitico, con un fine di protezione e aiuto mutualistico,
proprio come alcune mantengono nei Paesi di origine e come lapotente Ekppe
detenne agli inizi del 1800.A Cuba l’organizzazione gerarchica della ‘potencia’
si estende in numerosi ruoli, ‘dignitades’, che prevede: capi, amministratori
dei fondi, ausiliari incaricati dei riti, delle purificazioni e dei sacrifici.
Nella società hanno un ruolo fondamentale la magia, la musica,
le orazioni, la danza, i simboli, tutti rigorosamente fedeli al modello
africano, a parte quelle poche intromissioni simboliche di carattere cristiano.
La società, come nella Costa Occidentale africana, possiede un linguaggio
cifrato per il rituale; a Cuba la stima all'interno della ‘potencia’, si basa
sul grado di conoscenza della lingua.
Recite, preghiere, massime, canti e riti, si esprimono in questo
idioma esoterico, appreso e utilizzato dagli ‘okobios’, cioè coloro che per
mezzo dell’iniziazione hanno prestato giuramento rimanendo vincolati al Segreto
e ai confratelli religiosi. Per coloro che infrangono questo giuramento, o
incorrono in delitti, è previsto un processo con giudizio e una successiva
pena.
Le orazioni, ‘nkames’, rivelano un linguaggio elaborato nel
quale, secondo le testimonianze rilasciate alla antropologa Lydia Cabrera, si
allude invariabilmente: all’essere supremo, alla sua materializzazione nel
tamburo sacro che solo possono contemplare gli alti iniziati, al sangue indispensabile
per il sacrificio, e alla tecnica magica che produce il suono divino
concentrando le forze spirituali nella pelle di un caprone sostitutivo della
precedente pelle utilizzata: quella umana.
Gli idiomi perpetrati nelle potenze abakuà sono: Efik o Bibì,
“perché Efik e Bibì parlano uguale”; la
lingua akuà, proveniente da un villaggio Bibì della Costa; Orù e
Otà, dialetto molto utilizzato nella provincia di Matanzas; l’Isuama, coloro
che “là in Guinea sono confinanti con gli Ibo, i mezzi lucumì, e che parlano
molto bene”; e per forza la lingua Efor-Ekoi.
Sulla relazione tra la società abakuà, il suo mondo religioso e
le possibili influenze conghe e yoruba, a Cuba come in Africa, ancora nessuno
si è espresso. Certamente si sa dell’esistenza di un complesso culto nella
‘potencia’ e che probabilmente risente dell’influenza della regione di provenienza (la regione di Calabar è molto vicina alle terre Bantù del Congo e Angola). Tuttavia mai nessuno studioso è potuto entrare a fondo nelle conoscenze del
segreto che solo un iniziato e a lungo praticante può detenere, ma che mai
rivelerebbe in obbligo con le ristrette regole sulle quali la società si fonda.
Bibliografia
ORÍSHAS, DALL’AFRICA A CUBA - Christian Doria
venerdì 5 ottobre 2012
Serata Sabato 06 ottobre
Hola salseri
Sabato sera se baila al
BARRIO LATINO
Via Bernardino Alimena, 10 - (Zona La Romanina)
Ingresso donna a 2 Euro entro le 23.00.
Appuntamento al nostro tavolo.
Non Mancateeee
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